La compressione e lo sport

Ultimamente è sempre più frequente vedere atleti che indossano tute, maglie, pantaloni o calze ad azione compressiva, sia prima che dopo l’allenamento.

Ultimamente è sempre più frequente vedere atleti che indossano tute, maglie, pantaloni o calze ad azione compressiva, sia prima che dopo l’allenamento.

Sentiamo spesso parlare di compressione o contenzione. La compressione avviene quando il materiale di cui è tessuto l’indumento tende a tornare alla dimensione originale, mentre la contenzione viene creata per contrastare l’aumento di volume dei muscoli in movimento.

La maggior parte delle calze hanno una doppia azione combinata compressiva-contenitiva, che permette alla forza generata dalla contrazione muscolare di non trovare sfogo verso l’esterno, ma verso i piani profondi, svuotando le vene muscolari, le vene profonde e accelerando il ritorno linfatico. La pressione generata dagli indumenti arriva fino a livello del microcircolo laddove avvengono i fenomeni di scambio capillare tra ossigeno e sostanze nutritive e contemporaneamente, il riassorbimento dell’acqua e della linfa, ottenendo così un flusso capillare accelerato.

La compressione minima da esercitare per avere un effetto positivo, è di 18-20 mmHg.

Qual è la durata dell’efficacia della compressione nel tempo?

Si può affermare che quanto più è basso il grado di compressione iniziale, tanto più rapidamente la calza perde le sue caratteristiche compressive/contenitive. In conclusione, l’elastocompressione comporta indubbiamente benefici di percezione della stanchezza dopo un allenamento intenso.