Il plantare per le scarpe sportive.

Il gesto atletico degli sport non è sempre uguale ma soprattutto le scarpe cambiano. Pensiamo per esempio per il runner ci sono scarpe, stabili, leggere, antipronazione (sostegno arco interno).

Il gesto atletico degli sport non è sempre uguale ma soprattutto le scarpe cambiano. Pensiamo per esempio per il runner ci sono scarpe, stabili, leggere, antipronazione (sostegno arco interno). Variano le scarpe come variano le pressioni che si sviluppano sotto la pianta del piede. Conoscere il gesto atletico dei diversi sport  ci permette di capire quale tipo di materiale è opportuno utilizzare nella costruzione del plantare.

Fisilogicamente durante il cammino il peso che si scarica sul piede è equivalente a due volte il peso del proprio corpo, durante la corsa per arrivare fino a 3 volte, ma in un giocatore di basket può arrivare fino a 700 tonnellate …

NON TUTTI I MATERIALI SONO UGUALI: infatti esistono materiali assorbenti, elastici, rigidi, antivibratori, batteriostatici e battericidi che ovviamente possono essere utilizzati e assortiti assieme in modo da creare laddove ce ne sia bisogno, uno scarico maggiore oppure un sostegno maggiore.

La caratteristica principale del plantare sportivo è che sia “minimalista”, non troppo spesso.  Pensiamo al poco volume interno ad una scarpa da calcio ma soprattutto alla sensibilità che deve avere il piede del calciatore. Ricordiamo sempre che il piede è un organo di senso e non di moto, più aumento lo spazio di isolamento del piede con il suolo più riduco l’attività recettoriale podalica.

È fondamentale utilizzare materiali batteriostatici per il rivestimento  perché con il sudore c’è il rischio che il plantare diventi ricettacolo di batteri e funghi.

I bordi non devono essere taglienti ma ben rifiniti, e deve essere perfettamente aderente alla forma della dima della scarpa e che duri nel tempo.

In conclusione come consiglio mi sento di dire che prima di fabbricare un plantare sportivo è opportuno conoscere perfettamente il gesto atletico, sempre opportuna una valutazione statica (corsa, salti, cambi di direzione…) e una valutazione biomeccanica posturale globale. Essere empatici con l’atleta, perché il plantare è sempre una cosa “nuova” che viene inserita in una calzatura alle volte con spazi che sono già minimi.