Obesità e dolore ai piedi

L’OMS definisce l’obesità come una condizione caratterizzata da un accumolo eccessivo di grasso corporeo; il calcolo viene effettuato attraverso un indice biometrico, indice di massa corporea (BMI) dato dal peso del soggetto rapportato alla sua altezza.

L’OMS definisce l’obesità come una condizione caratterizzata da un accumolo eccessivo di grasso corporeo; il calcolo viene effettuato attraverso un indice biometrico: l’indice di massa corporea (BMI) dato dal peso del soggetto rapportato alla sua altezza.

Si  considera obeso un paziente con BMI > di 30 Kg/m2 (obesità I grado) oltre i 40 Kg/mg2 obesità gravissima; dai 25-30 kg/mg2 sovrappeso, dai 18-25 Kg/mg2 regolare.

Ovviamene l’obesità e il sovrappeso aumentano il carico a livello podalico con conseguente comparsa di sintomatologia algica.

La patologia più comune a livello della pianta del piede è il dolore sotto la pianta, comunemente conosciuta come fascite plantare; essa è una fascia fibrosa sotto la pianta che si estende dal calcagno fino alle teste metatarsali.

Con l’aumento di carico questa fascia viene “stressata” con il rischio di infiammarsi soprattutto a livello dell’origine (sul calcagno) con conseguente sintomatologia dolore che alle volte può essere molto invalidante.

Un’altra sede anatomica soggetta a sintomatologia dolorosa è il calcagno; l’evento doloroso si manifesta principalmente nella fase di contatto del passo, perché si crea una forza di reazione verso l’alto pari a 2 volte il peso del corpo (ad es se un paziente pesa circa 80 Kg sviluppa una forza di circa 160 N ) e nel paziente obeso può essere amplificata anche per la ridotta mobilità dell’articolazione della caviglia a causa dell’edema.

Laddove ho un’alterazione biomeccanica già presente: piede piatto o cavo, l’ aumento di peso fa incrementare la pressione sotto la pianta del piede sia a livello del retro piede mesopiede e avampiede (meta tarsalgia) , e di conseguenza sulle strutture sovra segmentarie (ginocchio e anca).

Come già accennato precedentemente, è comune riscontrare un edema e arrossamento  a livello della caviglia (stasi venosa, linfatica, scarsa mobilità) con conseguente difficoltà ad indossare le scarpe.

Il trattamento dipende dalla severità della sintomatologia, per i casi meno gravi una terapia (conservativa) farmacologica o fisica  associata alla prescrizione di ortesi plantari con l’obiettivo di riequilibrare le pressioni plantari, riducendo i picchi pressori sotto la pianta e anche sulle strutture sovra segmentari, anche mediante l’utilizzo di materiali specifici.

Anche la scarpa deve essere adeguata a contenere il volume del piede, pertanto si consiglia l’utilizzo di calzature terapeutiche con:

  1. extravolume per alloggiare le deformità
  2. tomaia auotodellante in setaflex
  3. contrafforte posteriore che stabilizzi il retro piede nella fase di contatto
  4. suola biomeccanica Timing Rocker, che può essere: flessibile semirigida o rigida. La scelta avverrà in base alla condizione clinica.